SUNN O)))
Nell'ambito di un percorso sia culturale che fisico in senso stretto (ovvero nel centro, o alla "fine", di un labirinto, quello di Franco Maria Ricci a Fontanellato, il più grande del mondo nel suo genere), si è svolto questo live a tratti ridondante ma soprattutto assoluto di Sunn O))), esperienza catartica quanto straniante, al limite o sul bilico tra la finzione e la realtà, come l'evento contenitore Finis Mundi in cui è stato incluso, non a caso ispirato dal trentennale della morte dello scrittore Jorge Luis Borges, e nello specifico dalla sua ultima misteriosa e introvabile opera dal titolo pressochè omonimo di Finimondi.
In questo caso il tema classico e universale della prefigurazione dell'apocalisse (sviluppato anche nella video installazione dello studio Ennezerotre presentata come introduzione prima del passaggio nel labirinto stesso) travalica il proprio significato di unica fine di tutte le cose per farsi visione più contemporanea: l'uomo postcontemporaneo vive una condizione paradossale di inconscia consapevolezza di ciò che è andato perduto durante innumerevoli apocalissi, e ciclicamente tenta di riportare alla luce il rimosso o distrutto sotto forma di rito e di rappresentazione, e in questa operazione il suono della fine come anche dell'inizio dei suoni di Sunn O))) diventa il tramite del caso, aggregando l'universale con il particolare.
Questa dimensione rituale è subito chiara fin dall'inizio della performance, quando Attila Csihar appare in piedi al centro della piramide che sovrasta il palco per lanciarsi in un monologo ben modulato nei toni e nelle pause, incomprensibile ma sicuramente evocativo di "cose" misteriose e occulte, un mantra ipnotizzante che trascina la sottoscritta e in generale i presenti realmente dentro una dimensione "altra", introduzione al concerto vero e proprio, un rituale collettivo di espansione/contrazione delle proprie capacità di percezione del tempo e dello spazio. Sul palco per più di due ore, i Sunn O))) sono in tre ma anche in quattro, presentandosi con due chitarre, un moog, sintetizzatori vari, inserendo a volte degli interventi fugaci di trombone, il suono è magmatico e denso, essenziale nella composizione, e l'effetto complessivo di pienezza è dato soprattutto dal riverbero degli amplificatori e dalla particolare configurazione dei diffusori. La messa in scena è visionaria, il flusso continuo del suono è accentuato dalla nebbia spessa colorata da luci intense che avvolge il palco, mentre la gestualità scandita lenta e rituale di O'Malley e soci si inserisce nel contesto generale come rappresentazione di altre rappresentazioni, svariate apocalissi che viviamo più o meno intensamente ogni giorno, intime come sociali, private come politiche, oppure globali digitali e complesse, e di cui Sunn O))) sono la colonna sonora assoluta.
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