paolo conte
        
        
        
          
          
          
          
          
         Ironico e garbato, impeccabile nel suo  classico smoking, Paolo Conte si limita a sfiorare i tasti del piano  e a modulare con apparente noncuranza l'incredibile voce roca che lo  caratterizza.
Ironico e garbato, impeccabile nel suo  classico smoking, Paolo Conte si limita a sfiorare i tasti del piano  e a modulare con apparente noncuranza l'incredibile voce roca che lo  caratterizza.
          Oggetto di un culto transnazionale,  l'avvocato-cantautore di Asti è costretto dalle richieste pressanti  di teatri e pubblico europei, ma non solo, a restare nell'orbita dei  concerti dal vivo senza soluzione di continuità. Bastano dieci  minuti di musica per restare inesorabilmente affascinati da  quest'intellettuale ben ancorato alle suggestioni e agli umori della  provincia, quella placida e verdeggiante dell'astigiano, ma attratto  in modo profondo e romantico dai bistrot di Parigi e dai jazz-club di  New Orleans.
          Il successo che Paolo Conte sta ottenendo in Italia e  all'estero sta ad indicare che nonostante tutto la semplicità,   il gusto, l'ironia e l'amore per il linguaggio poetico, talvolta  pagano.
          Anche il pubblico che ha gremito il Teatro Alighieri di  Ravenna, ha subito il fascino retrò e ammaliante del geniale  musicista. Col supporto di una band collaudata ed etremamente  valida, Paolo Conte ha dato vita a due ore di grande suggestione e di  toccante autenticità.
        L'amore per lo swing è talmente  straripante, che in alcuni momenti, il palco sembra animato da una  big band degli anni '30 o '40. Osannato durante le esibizioni dei  classici: Sotto le stelle del jazz, Comedi, Alle prese con una verde  milonga, Bartali, Max, Genova per noi. E Via con me, cantata nel  primo tempo del programma e ripetuta in una versione più vorticosa  nel bis. Paolo Conte sbriciola le nuove canzoni tra i vecchi  successi, come se in fondo si trattasse di un unico musical che gli  gira in mente da quarant'anni. Non si ferma ai quadretti naif, pure  memorabili, che lo hanno fatto amare in passato, ma si misura con una  dimensione di arrangiatore e capo-orchestra degna di un Frank Zappa  cresciuto fra le sagre della provincia italiana e New Orleans. Rapito  nell'entusiasmo di quei ruggenti anni Venti. 
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