mark stewart+Maffia
Insieme a un gruppo di musicisti fenomenali (Maffia, ovvero Doug Wimbush,
Keith Le Blanc, Skip Macdonald) e alla collaborazione fondamentale in
quanto a impatto sonoro di Adrian Sherwood (On U Sound) al mixer, il
fondatore-cantante-ideologo del Pop Group ha dato vita a un concerto
che si può sintetizzare come un catalogo completo e concreto
di tutte le inflessioni della dance contemporanea, all'insegna della
contaminazione e del libero innesto di suoni e atmosfere sotto a una
matrice preponderante di dub martellante, oscuro, interiore, forse l'unica
direttrice veramente forte e incisiva nel panorama musicale inglese
post new wave fino a oggi. E' un suono che non si può definire
se non universale e politico, nel senso più vero di entrambi
i termini: mentre si viene sommersi da una valanga strana e densa delle
inflessioni musicali più diverse, che includono note di free
jazz e sussulti rock/punk, la mente si proietta internamente immagini
di un'Inghilterra difficile e aspra, socialmente complessa ma proprio
per questo ricca di possibilità per una fusione reale tra culture
diverse, aldilà degli schematismi dell'industria musicale e della
superficialità media con cui spesso vengono masticati e subito
risputati fuori certi fenomeni sonori che non appartengono alla cultura
bianca, come appunto il dub e l'hip hop, etichette di comodo che spesso
nascondono il vero contenuto. Contemporaneamente, esce fuori la caratura
imponente di un personaggio, Mark Stewart appunto, ricercatore di musica
e umanità, voce della pienezza e della differenza/identità
del mondo e del suono.
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