the eels
Che
Mark Oliver Everett fosse un personaggio stravagante e poco incline
ad onorare le ritualità dei concerti lo sapevamo da tempo. Si
presenta sul palco insieme agli amici di sempre, Knuckles e The Chet,
scortati da Krazy Al, un energumeno di 2 metri super-palestrato, completamente
tatuato con t-shirt Security... ?!?... una sorta di Van Damme sotto
l'effetto di sostanze allucinogene... Sembrano 4 pendagli da forca,
amici di hobos e giocatori di biliardo, camionisti dalla faccia spaccata
dal sole. Uno show molto elettrico, suoni duri, squadrati, rock'n'roll
ad altissimo voltaggio, diretto, spudorato, a volte solcato da un blues
sporco e malato, intriso di ballate sghembe e molto alcoliche. La voce
di Mark Everett è perfetta, roca e selvaggia, una voce graffiante
come una radiografia. Il suono é una colata di rock-blues dalle
inflessioni desertiche che si riversa sul pubblico. Gli Eels sono sicuramente
gli eredi di quel blues percussivo che sono le caratteristiche del boogie
di John Lee Hooker, di Bo Diddley, dei grandi musicisti slide del delta
del Mississippi. Proprio per questo come lui ama definirsi Mr. Everett
é un artista profondamente politico, così come lo erano
Woody Guthrie e Johnny Cash. Solo che la loro politica si chiamava "parlare
senza peli sulla lingua"...
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